Lavoro in nero al Sud. Altra tematica molto importante soprattutto in questa zona di Italia. Il lavoro in nero è un problema di molti Stati e in molti altri è solo un ricordo.
Ma perché al Sud è così comune? Ti darò una risposta forse un po’ ovvia: è soprattutto una questione di mentalità. In genere negli accordi lavorativi si cerca di venirsi incontro fra lavoratore e imprenditore.
Molte volte però è anche un’esigenza nel senso che gli oneri fiscali alcune volte risultano troppo esosi. Ma vediamolo nel dettaglio.
Lavoro in nero al sud: i dati ISTAT
Negli ultimi 3-4 anni il governo ha cercato di risolvere questo problema soprattutto nelle regioni del Meridione. Creando degli incentivi lavoro al Sud. Per cui si spera che questo fattore delle tasse possa risolversi entro il prossimo decennio.
Prima di parlarti dei dati ISTAT vorrei prima risponderti al problema tasse che ho sopracitato.
Secondo uno studio della CGIA (Confederazione Generale Italiana Artigianato) il lavoro in nero è una piaga economica e sociale per un valore di 77,8 milioni di euro. Sembra infatti che l’irregolarità lavorativa al nord sia molto meno diffusa che al Sud.
Molti, come ho scritto prima, dicono che sia un problema di mentalità del perché al Sud non c’è lavoro (link: perché al Sud non c’è lavoro). Oltre a questo ci sono diversi che pensano che in realtà il lavoro in nero abbia in qualche modo salvato gli abitanti del Sud Italia.
Perché? Molto semplicemente, se da una parte il lavoro in nero non fornisce alcuna garanzia non solo a livello pensionistico ma anche e, soprattutto direi in caso di infortuni, dall’altra parte “sempre meglio che niente”.
Questo purtroppo (o per fortuna) è un ragionamento che riguarda molti, anzi moltissimi. Effettivamente, però, in qualche modo questo denaro entra comunque nelle casse dello Stato e muove l’economia, anche se non nella maniera più convenzionale, quella che ci si aspetta.
Naturalmente quest’ultima spiegazione non vuole affatto essere una giustificazione, ma è un semplice elemento reale e quotidiano che riguarda moltissime persone e va tenuto in considerazione.
Non solo ai fini di una semplice informazione ma anche e soprattutto nel considerare delle possibili ed eventuali soluzioni per questo importante problema.
Tuttavia, questo sistema crea grosse difficoltà a coloro i quali invece pagano regolarmente le tasse, in quanto risultano meno competitivi agli occhi del consumatore, soprattutto in un sistema di concorrenza perfetta.
Questo regime microeconomico infatti prevede che i prezzi debbano eguagliarsi o non essere troppo competitivi rispetto agli altri commercianti (un esempio di regime di concorrenza perfetta sono i bar).
La prima regione che registra un alto tasso di lavoro in nero è la Calabria con 146.000 irregolari e un’incidenza percentuale del valore aggiunto da lavoro pari al 9.9% (vicinissimo al 10%). Seconda la Campania, con l’8.8% e terza la Sicilia con l’8.1%.
In conclusione, il lavoro in nero al sud, come tutto, è una medaglia a due facce che devono necessariamente essere prese in considerazione.
Spero di avere chiarito i tuoi dubbi. Dopo aver letto questo breve articolo, che ne pensi della questione?